Necessaria una seria riforma delle aliquote IVA e un taglio duraturo degli oneri di sistema in bolletta e delle accise sui carburanti.
Il Consiglio dei ministri ieri ha dato il via libera alla manovra di bilancio da 35 miliardi: un insieme di misure ancora insufficienti ad affrontare la grave situazione che vivono le famiglie e tutto il Paese.
Se, da un lato, si mantiene una continuità con le misure del governo precedente, salvandone l’essenziale, dall’altro si compiono scelte orientate al facile consenso, per rispondere in parte alle promesse fatte in campagna elettorale, dando una forte impronta identitaria all’intera manovra.
Nella sostanza, però, alle famiglie andrà ben poco: non c’è traccia delle rateizzazioni lunghe delle bollette, né della sospensione dei distacchi per morosità per gli utenti domestici. Sul fronte dell’energia si prolunga il taglio degli oneri di sistema, ma solo fino al 31 marzo, mentre da dicembre calerà lo sconto sulle accise dei carburanti: il taglio sulla benzina passerà da 30,5 centesimi a 18,3, ma non c’è traccia di una riforma strutturale delle bollette né dell’apertura del dialogo con i rappresentanti dei consumatori che la propongono.
È positivo l’ampliamento della platea del bonus energia, ma il reddito Isee necessario si limita a soli 15mila euro, lasciando così fuori moltissime famiglie di normali lavoratori e pensionati.
Il taglio del cuneo fiscale è positivamente destinato ai lavoratori, ma poiché solo temporaneo, poteva essere reso più ampio in questa difficile fase che le famiglie attraversano. Resta a nostro avviso necessario il taglio delle aliquote IVA, almeno sui beni essenziali: da tempo sollecitiamo il Governo a una seria riforma in questo campo, grazie alla quale, complessivamente, una famiglia media potrebbe risparmiare 531,57 euro l’anno, ma si è persa ancora l’occasione.
Tra i meandri della manovra si nascondono anche misure incongruenti con gli intenti dichiarati di aiuto ai più deboli che ne sono invece puniti, come l’abrogazione del reddito di cittadinanza in piena crisi, nel periodo meno adatto per farlo. Sarebbe stato forse più appropriato qualche correttivo e maggiori controlli piuttosto che la sua riduzione ed eliminazione senza vere, efficaci alternative. Oltre a ciò, troviamo non solo inutile, ma anche dannoso, tranne che per gli evasori, l’innalzamento della soglia del contante a 5.000 euro: misura dapprima prevista dal Dl Aiuti quater, ma poi eliminata dal provvedimento, che ora viene ripresentata.
Sul fronte della scuola, si è deciso di ripristinare il contributo per gli istituti paritari, senza prevedere alcuna misura per le scuole pubbliche, sempre più affollate e arretrate sul fronte tecnologico, che andrebbero invece sostenute, anche per recuperare i disagi educativi causati dalla pandemia.
Manca del tutto all’appello una voce relativa alla sanità, sulla quale pesa la proiezione della riduzione degli stanziamenti già prevista dal Nadef. È invece una priorità rafforzare il SSN, soprattutto alla luce della forte risalita dei casi di Covid, nonché della pesante rinuncia da parte delle famiglie alla spesa per la prevenzione, a causa delle precarie condizioni economiche diffuse. E proprio in relazione alla risalita dei contagi preoccupa il dietrofront del governo sulle misure utili alla prevenzione, contrariamente a quanto suggerito dalle autorità internazionali di salute pubblica, che il Ministero della salute non sembra orientato a predisporre in modo adeguato in vista di possibili nuove ondate pandemiche.