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La Commissione di Garanzia sull’attuazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali ha invitato Cgil e Uil a rimodulare i termini dello sciopero indetto per il prossimo 17 novembre poiché, con un’interpretazione singolare e non a caso contestatissima anche in ambienti in giuridici, ha deciso di non considerarlo “generale” ma “intersettoriale”, per l’articolazione scelta dai sindacati e per la relativa vicinanza con altre proclamazioni di scioperi settoriali e locali.

Le modalità di effettuazione dello sciopero sono legate, com’è noto, alla garanzia delle prestazioni essenziali nei servizi pubblici, tra i quali i trasporti, su cui si impongono fasce orarie di rispetto del servizio, allo scopo di non ledere il diritto alla mobilità delle persone, che, in verità, troppo spesso è leso da quei disservizi contro i quali si richiedono investimenti e miglioramenti, anche attraverso lo sciopero generale.

La precettazione, invece, decisa dal ministro Salvini nei confronti dei lavoratori del settore dei trasporti in tale occasione appare un atto di forza non necessario, che limita l’esercizio di diritti sindacali costituzionalmente protetti e sottende una certa volontà di prevaricare chi contesta le scelte del governo in materia di politiche sociali, fiscali ed economiche.

A queste, giudicandole profondamente sbagliate e discriminatorie, anche Federconsumatori e Adoc, manifestando la loro adesione alle ragioni dello sciopero generale, hanno proposto diverse e valide misure alternative, così come quasi tutte le Associazioni dei consumatori hanno fatto in questi mesi e nelle ultime settimane.

Chi in queste ore appoggia queste discutibili scelte ministeriali inedite per uno sciopero generale nella storia repubblicana e democratica lo fa sulla base di versioni inesatte delle cose e con dichiarazioni superficiali.

Federconsumatori e Adoc, che rappresentano e difendono i consumatori e vigilano attentamente anche in occasione degli scioperi, sanno bene che i loro diritti e aspettative sono minati dalle cattive politiche e dai mercati senza regole, non invece dalle legittime azioni di lotta dei sindacati dei lavoratori.